Articolo pubblicato su Il Secolo XIX del 17 ottobre 2018
400.000 circa sono le comunicazioni che in due mesi hanno coinvolto l’immagine di Genova attraverso il Ponte Morandi. Quello che oggi è importante valutare è se le informazioni che vengono diffuse e riguardano la città stiano generando una opinione insidiosa o negativa. Sul “ponte della comunicazione” che collega Genova al resto del mondo transitano in media 2000 messaggi al giorno solo nelle ultime settimane, e sono molti i “carichi pesanti” cioè quelle informazioni e commenti che influenzano il futuro.
Osservando i contenuti che vengono emessi dalle istituzioni, o attraverso i giornali, le radio e le TV locali, o leggendo news e blog di organizzazioni genovesi o le comunicazioni di singoli cittadini attraverso i social, si percepisce forte la tenacia e la condivisione di un comune sentire, amare e credere nella città. Contro l’assalto delle incertezze politiche, dei ritardi e dei pregiudizi i genovesi hanno alzato muri di stile. Il Barbarossa mediatico che ci vuole città scomoda, assistita, incapace di uscire dal collasso, per ora resta a guardare ma non demorde. E’ già un risultato che per due volte il profondo rosso dei commenti sulla tragedia sia passato al verde: all’estero con l’entrata in campo di Renzo Piano e in Italia il 4 ottobre con la nomina del Sindaco Marco Bucci commissario straordinario. Un consenso e un riconoscimento importante non solo per il primo cittadino ma anche, per suo tramite, come si evince dai contenuti di molti messaggi, per l’intera città di Genova.
Far passare segnali positivi sul “ponte virtuale” di Genova è una partita appena iniziata. I messaggi da emotivi e solidali diventano sempre più razionali e subentra la preoccupazione del futuro e dell’efficienza. Per capire come stia evolvendo la comunicazione basti pensare che il peso dei social, 74% nella prima settimana (quasi 90.000 clip) arrivano oggi al 27% circa del totale e aumenta di converso il peso di servizi giornalistici e siti di informazione con articoli più completi e circostanziati.
Si stanno così assestando i pesi della politica nella comunicazione e anche gli umori, con le opposizioni che guadagnano visibilità rispetto ai primi giorni. Gli ultimi tweet e post virali prendono soprattutto di mira il Ministro Toninelli per le numerose gaffe, ma molti sottolineano la distonia tra la scelta “ideologica” del Governo di escludere le Autostrade e quella “pratica” dei genovesi che andrebbero all’opposto pur di guadagnare tempo e risorse. Il tema del futuro guadagna via via spazio nei contenuti e porta con sé le preoccupazioni soprattutto per logistica, economia e Porto. Non a caso un grande risalto viene dato alla decisione di MSC di non tradire Genova e si celebra l’impatto dei 102.000 visitatori ai Rolli Days di ottobre, testimonianza di un turismo che resta vitale.
Più le cose bene o male si risolvono più, paradossalmente, sul ponte della comunicazione iniziano a passare carichi pesanti che possono creare difficoltà. Messaggi social colonizzati dalla politica, spesso zeppi di propaganda e di distinguo, nodi che vengono al pettine (procedure, operatori, soldi necessari) ma che restano senza risposte chiare nel bailamme delle 2000 comunicazioni giornaliere, nuvole minacciose sullo sfondo (la credibilità del paese, l’affidabilità del sistema burocratico, la capacità di fare squadra). Per molti vivere di ottimismo non basta, per altri è l’unica cosa che possiamo fare: “Dai, che il treno passa tranquillamente sotto il Ponte. Questa è Genova gente! (Tweet del 10 ottobre).