Dal primo gennaio la parola futuro, collegata alla Liguria, alle sue città e ai temi principali che la riguardano (infrastrutture e porto, tecnologia e ricerca, industria e società) ha quasi raggiunto le 4000 menzioni (in media 30 al giorno) su giornali, radio, TV e social. Una eccitazione – ma a volte preoccupazione quando emerge il pessimismo – che spinge alla mobilitazione e a una “rinnovata voglia di futuro” (Ambrosetti , 8 maggio, Palazzo Ducale).

Il termine futuro è più ricorrente quando si parla di porto e di infrastrutture (31,6%) con picchi positivi e negativi anche molto alti tutte le volte che si mette in discussione la realizzazione del terzo valico. Si tratta di un perenne tema caldo sul quale emergono contributi spontanei e appelli accorati ogni volta che la politica minaccia di tornare indietro nelle decisioni. Eccone uno del 22 maggio:  “Qualcuno forse vuol vedere la Liguria soccombere tra disoccupazione e isolamento economico, ma non sarà così, la Liguria merita il posto che le spetta in Italia e in Europa, chi è contro il terzo valico è contro il progresso, contro il lavoro, contro la Liguria, contro il futuro”.

 

Al secondo posto il futuro viene collegato alle potenzialità del settore “turismo e cultura” (25,2%).  Ad un articolo dell’Espresso che per Genova suggeriva il modello di Barcellona ha corrisposto il tweet ironico di un giovane genovese:  “ Bene … ma ci vuole anche un po´di movida!”..

Seguono “l’industria” (16.0%) in cui negli ultimi mesi la parola futuro appare più che altro in negativo per la preoccupazione sul caso ILVA e “tecnologia e ricerca” (15,2%). In questo caso è soprattutto l’IIT e il suo coinvolgimento sul territorio ligure che stimola articoli e riflessioni anche se gli influencer più incidenti sull’argomento con migliaia di follower sono stati Giovanni Toti e Marco Bucci (protocolli di intesa con Cisco digitalizzazione e altre iniziative) a conferma dell’impatto che l’uso massivo dei social ricopre nella comunicazione politica.

Lo sviluppo e il cambiamento sociale collegati con il futuro hanno coinvolto l’11.9% del buzz (traffico comunicativo) con una forte punta negativa il 19 marzo in cui viene stigmatizzato il crollo demografico: “I 18 mila posti di lavoro persi dal capoluogo ligure tra il 2008 e il 2017 sono figli di un tracollo demografico (…) Genova e la Liguria non hanno più saputo reinventarsi un futuro dopo la crisi delle partecipazioni statali”.

Dall’inizio dell’anno gli interventi maggiori si sono avuti il 12 gennaio grazie al treno del futuro in Piazza De Ferrari  e agli articoli sulla Piaggio (“Un futuro militare?”). Il 6 marzo ha fatto breccia la presentazione della “città del futuro”  agli studenti della Columbia University (“That’s Genova Meravigliosa”). Il top della comunicazione si è avuta infine l’8 maggio in cui hanno coinciso il Forum Ambrosetti (“La Liguria è in cammino”) e la lectio magistralis dell’architetto Fuksas che per Genova e Trieste vede un futuro grandioso (Via della della Seta, Mediterraneo).

E mentre qualcuno di fronte a tanta complessità cita un verso surreale attribuito al poesta canadese Mark Strand “Il futuro non è più quello di una volta”, altri proclamano le proprie certezze con un tweet: “Impara il genovese. Nuova lezione: il futuro! Per essere i genovesi del nuovo millennio!”.

L’articolo è uscito su Il Secolo XIX del 31 maggio 2018