Dal 1° gennaio a metà novembre la città di Genova è stata associata a “cultura, accoglienza e “turismo” circa 106.000 volte (336 al giorno) su tutti i mezzi di comunicazione online e offline in Italia e all’estero (lingua inglese).  Cosa è stato comunicato e quanto, di ogni singolo asset culturale e turistico della città? Chi è stato coinvolto? Quali messaggi hanno raggiunto picchi di engagement, vale a dire sono stati rilanciati e hanno raggiunto una vasta audience nazionale e internazionale? Osservando l’impatto della comunicazione di quasi un anno, l’ambizione di “Genova Città d’Arte” riconosciuta a livello internazionale, può essere considerata ancora una chimera o è già un cantiere operoso?

Degli asset presi in considerazione quello che appare con maggiore forza riguarda i musei genovesi. Anche escludendo quelli di Strada Nuova, rappresentano il 25% dell’impatto comunicativo della cultura alta genovese, sono in assoluto i più valorizzati e l’audience internazionale è superiore alla media (6,5%). Il messaggio più impattante dei musei, che mette in luce l’importanza di Instagram fra i social che comunicano cultura, è l’immagine del rientro del sottomarino al Museo Galata (13/7/22).

Al secondo posto si trovano i Grandi Eventi (22%) con il Nautico capofila che comunica un po’ tutto l’anno e nella settimana della manifestazione tocca il record delle 3.500 clip (unità di comunicazione). Fatto curioso: i grandi eventi genovesi hanno l’indice di comunicazione in lingua inglese più basso in assoluto (2,3%) fatta eccezione per Ocean Race, al momento al 10% e in crescita.

Seguono per impatto comunicativo, con il 21 % le principali aree di pregio della città, di interesse prevalentemente turistico. Fra esse 10.000 clip (unità comunicative) riguardano il Porto Antico che ha una visibilità più che doppia rispetto al Centro Storico. Tutto il resto da Nervi a Boccadasse a Castelletto e a Pegli fa 5600 clip circa, l’indice di internazionalizzazione è nella media intorno al 4%.

L’altro asse strategico della cultura e del turismo culturale genovese, Palazzo Ducale, ha un impatto di comunicazione dell’13% con valori non eclatanti riguardo alle grandi mostre (Escher 3,3%, Monet 6,7%, Rubens 14,1% in crescita) ma molto forti sulle rimanenti iniziative (76%) a cui si deve anche la maggiore divulgazione internazionale (8%). Quest’ultima, caso paradossale, è dovuta a una news diventata virale all’estero e non in Italia: la scoperta di schizzi nascosti in una tela di Modigliani di un museo israeliano che ha fatto il giro del mondo e ha portato con sé la citazione della sfortunata mostra di Palazzo Ducale del 2017 (13/7/22).

Il mondo UNESCO è il quinto asset culturale di grande importanza della città (11% dell’impatto in crescita). La comunicazione dei Rolli Days esplode ma solo nei giorni cruciali della manifestazione (maggiore engagement) ma se si tiene conto dell’intero anno il 90% dell’immagine di città d’arte dipende soprattutto dalla location Strada Nuova e relativi musei e da altri fattori divulgativi che hanno anche un forte peso all’estero: il 18% dei Rolli e dell’Unesco parla inglese.

L’Acquario, polo attrattivo riconosciuto della città, ha un tasso di comunicazione dell’8% con una divulgazione internazionale (solo lingua inglese) del 3,2%. Curioso che il messaggio più rilevante del 2022 che lo cita sia una immagine di Instagram presa dal finestrino di un’auto sulla sopraelevata.

La gran parte delle fonti di comunicazione sono siti web (news e blog 60%), social 26% e tutto il resto 14%.  Parlando di turismo la notizia più efficace dell’anno per la simpatia indotta è stata l’apertura nel Centro Storico di un  B&b di giovani con disabilità intellettiva (8/9/22) mentre quella peggiore che la città ha subito, non per colpa sua, è stata la notizia delle persone con handicap fatte scendere dal treno (19/4/22). La città è attiva e appassionata nella comunicazione della cultura anche se appare un po’ disordinata nelle strategie e le diverse fonti e gli influencer maggiori hanno in comune quasi sempre un linguaggio che, anche quando è mugugno, tradisce il segreto orgoglio di sentirsi genovesi.

Le ricerche di questo tipo si servono dell’Intelligenza Artificiale per la gestione di big data. In questo caso una estrapolazione automatica collegata al concetto di “accoglienza” ha travalicato il turismo in senso stretto e ha fatto emergere una particolare visione di Genova con due notizie che hanno avuto un altissimo engagement: in Italia l’accoglienza dei profughi ucraini e all’estero un lungo servizio sulla scoperta che il grande imprenditore boliviano di origine tedesca Moritz Hochschild, molto chiacchierato ai suoi tempi, salvò segretamente migliaia di rifugiati ebrei facendoli transitare dal Porto di Genova negli anni ‘30.

 

Questo articolo è stato pubblicato su Il Secolo XIX giovedì 8 dicembre 2022.