Uno dei dibattiti più interessanti che può fare oggi chi si occupa di marketing e comunicazione è sui pubblici – “target” nel linguaggio pubblicitario – verso i quali si desidera inviare un messaggio e con i quali si intende stabilire una relazione. L’identificazione del “target” e il suo raggiungimento attraverso appropriati “canali” rappresenta il cuore professionale della progettualità in comunicazione.

Il problema è che i parametri classici, quelli socio-demografici per esempio, come età, sesso, capacità di acquisto, sono sempre più consunti. In molti settori di consumo essere uomo o donna o giovani o meno giovani non significa avere comportamenti necessariamente distinti. Reddito può essere diverso da propensione a spendere, il parametro della residenza non concilia con globalizzazione.

Allora a chi vanno i nostri messaggi? Come discriminarli per renderli efficaci? Chi li raccoglierà nella rete? Nelle reti?

Siamo alla ricerca di parametri caratterizzati da un maggiore dinamismo (“propensione a …”, “difesa di…” e così via), in grado di raccogliere di volta in volta la maggiore complessità che sta alla base dei nostri comportamenti di acquisto: sia per uno spazzolino da denti che per Arti & Architettura che per il marketing dell’intera Genova. E in base a queste vere e proprie “scoperte”, effettuate tramite ricerche e analisi particolari alla scoperta dell’universo social, che si costruiscono i nuovi messaggi che vanno in rete e che i “nodi” raccolgono e rilanciano.