Robot, sonde, videocamere e trasmettitori proiettano i nostri sensi e le nostre azioni oltre ogni limite. Possiamo operare ovunque: in fondo al mare o nello spazio profondo, in una fabbrica automatica o sulla punta di un missile teleguidato. Siamo onnipotenti.

Con un terminale a disposizione – sempre più flessibile, “intelligente”e “palmare” (nel palmo di una mano) – tutto lo scibile umano è a nostra portata. In pochi secondi possiamo passare dalla medicina, alla fisica, alla geografia, alla poesia. Siamo onniscienti.

Monitor, satelliti e TV consentono ad alcuni di noi di essere visti contemporaneamente da migliaia o milioni o addirittura miliardi di persone (finale di coppa del mondo). Basta un semplice “click” perché il nostro simulacro partecipi alla festa di un amico lontano (come suggerisce la pubblicità di un telefonino). Possediamo il dono dell’ubiquità.

Onnipotenti, onniscienti e con il dono dell’ubiquità… Certamente è meglio aggiungere un grande “quasi” ma è un dato di fatto che mai l’uomo è andato così vicino al modello divino, cosciente o meno delle enormi forze che sta scatenando. Eppure più diventiamo potenti più ci sentiamo, contemporaneamente, paradossalmente, fragili. Perché?

Perché in questi ultimi anni è anche avvenuto – semplicemente – il  crollo del limite: nella medicina (terapia genetica germinale, cioè la possibilità di creare l’uomo che si vuole), nella tecnica (biotecnologie), nella società (famiglia, lavoro, socializzazione), nell’economia (new economy, globalizzazione), nel terrorismo.

Siamo come le torri dell’11 settembre: tanto erano grandi tanto erano fragili. Ne siamo usciti sconvolti perché ci rappresentavano. Erano i nostri simulacri.

Crollo del limite significa percepire un mondo senza più ordine con effetti disastrosi soprattutto sulla nostra cultura occidentale, in particolare l’anglosassone, che si basa su tre principi: progresso, ordine e normalizzazione.

Riuscirà a difendersi dal panico incipiente chi manterrà tre valori: il senso della continuità (il presente è solo una parentesi tra passato e futuro), il senso del legame (valori civici, associazionismo, volontariato) e il senso della direzione (la fine della storia è l’assenza di grandi cause ).