Elea era una antica città fondata nel 540 aC. dai focesi, gente orgogliosa della propria libertà che fuggì nella Magna Grecia perché insofferente del dominio persiano. Sulle alture che sovrastavano il mare i focesi  edificarono le loro case, palazzi terrazzati, magazzini, l’agorà e il tempio di Zeus. Costruirono il porto e si fortificarono. Elea non venne mai invasa e distrutta. Elea morì un poco alla volta. Il porto si interrò, le direttrici di traffico mutarono, gli abitanti se ne andarono. A Genova si ha notizia di loro fin dalla fondazione (avevano una “fabbrica” dove ora si trova la chiesa di San Siro).

Di Elea era il filosofo Zenone (489-431 aC.) inventore della dialettica, famoso per i suoi paradossi. Uno di questi è il “paradosso della freccia” per il quale “la freccia appare in movimento ma in effetti è immobile”. Questa l’argomentazione: in ogni momento la freccia occupa un determinato spazio, dunque in quello spazio, per un istante, la freccia è immobile. Poiché il tempo, durante il quale la freccia si sposta nell’aria, è fatto dalla somma dei singoli istanti, senza movimento, se ne ricava che la freccia non si dovrebbe spostare (0+0=0).

Genova e altre città industriali negli ultimi 20 anni sembrano avere una certa somiglianza con la decadenza di Elea. Per fortuna non mancano gli ottimisti. Giuseppe Zampini per esempio, presidente di Confindustria, ha scritto a tutti gli imprenditori che è si costituita l’associazione “Genova 2021, Città della Tecnologia”.  Dunque il paradosso della freccia qui calza alla rovescia? sembra tutto fermo, mentre in effetti la città è in movimento?

Per venire a capo del paradosso di Zenone ci sono voluti 2500 anni e la scoperta della relatività ristretta di Einstein (spazio e tempo non sono valori assoluti). Forse a Genova basteranno meno anni?