L’origine del termine “management” secondo alcuni deriva da “governo della casa”, secondo altri viene da “muli che procedono in fila”. Si sottintende controllo, autorità e potere: il vero manager era/è un “ingegnere”, razionale e concreto, per il quale l’organizzazione è una macchina che produce, da perfezionare e da adattare, ma sempre di “macchina” si tratta.

Oggi che ogni modello produttivo viene messo in crisi con facilità, l’evoluzione organizzativa segue modalità (e linguaggi) inusuali per un “ingegnere”: non più “pianificazione” ma “opzione”, non più “obbedienza” ma “condivisione”, non più “manager” ma “team leader”. Piccole cose solo in apparenza perché sottintendono una rivoluzione copernicana: il passaggio delle organizzazioni da un approccio “tecnico” ad un approccio “politico”.

Tre aspetti della teoria politica sono importanti nelle moderne organizzazioni: la sussidiarietà, l’autorità e la virtualità.

La sussidiarietà prevede che nessun organo superiore si faccia carico di responsabilità che possono essere esercitate da un organo inferiore. Se si sottrae responsabilità agli individui – magari in buona fede per evitare la possibilità di errori – alla lunga li si priva delle loro capacità e quindi della salute complessiva del sistema.

L’autorità: nelle organizzazioni ingegnierizzate  dipende dalla posizione che si occupa. Nelle organizzazioni “politiche” il potere è garantito dalle persone sulle quali viene esercitato. In altre parole l’autorità va guadagnata prima di essere esercitata. La carriera dei “manager” è frutto delle “scalate” che si fanno, ricoprendo via via ruoli diversi. La carriera dei “leader” è piuttosto frutto di “reputazione” sulla capacità di guidare gli eventi.

La virtualità deriva dalla apparente inconsistenza delle nuove organizzazioni con sedi di lavoro disseminate in posti diversi, un rapporto tra dipendenti e altri lavoratori (professionisti, consulenti, lavoratori a tempo,  fornitori, lavori a distanza, part time) sbilanciato a favore di questi ultimi. In altre parole è una organizzazione invisibile quella che alla fine è in grado di produrre beni e ricchezza.

C’è un paradosso: le organizzazioni che si evolvono poco (rigidità dei ruoli, potere burocratico, bassa leadership, demonizzazione degli apporti esterni, quantità di personale che pure non basta mai) sono proprio quelle a più a diretto contatto con la politica come gli enti pubblici e para-pubblici.