“Vi è dell’ironia – scrive Jeremy Rifkin, sociologo – nel fatto che in una cultura tanto impegnata a risparmiare tempo ci si senta sempre più poveri proprio del bene che più si apprezza”.

Il tempo, da quando si misurava in rintocchi di campana ad oggi, in nanosecondi, è davvero “diminuito” ? Qualcuno dice “no”, il problema semmai è come viene organizzato questo tempo. Qualcuno dice “si”,  quello che conta è la visione soggettiva del suo utilizzo, un attimo può durare una eternità, una vacanza può “passare in un lampo”. I principali accusati di uno stress crescente sono le nuove tecnologie (con un telefonino e un portatile l’automobile diventa un ufficio in movimento) e il lavoro che sempre meno finisce con il tempo di lavoro.

Ore sprecate, ore perdute, ore rubate: questa è la sfida di un nuovo approccio organizzativo attraverso l’analisi del tempo. Le ore sprecate e le ore perdute sono casi facili da affrontare, basta volerlo fare e avere un metodo di analisi. Il tempo che ci viene sottratto o rubato dagli altri invece è facile da individuare ma difficile da affrontare per le delicate interrelazioni personali che si determinano.

I ladri del tempo si dividono in tre tipi caratteristici. Il “tipo Arsenio Lupin”  ad  esempio è una persona socievole, pirotecnica, che racconta barzellette, passa il tempo, chiede e dice cose più o meno curiose e interessanti. Quando se ne andrà dopo 30 minuti chi ce li potrà restituire?

Il “tipo Diabolik”  è una persona che noi “dobbiamo” ascoltare perché è un cliente importante, o un superiore o una persona influente che ci racconta sue avventure, situazioni, viaggi, problemi vari. Chi ci restituirà l’ora di tempo che ci ha fatto perdere?

La “Pantera Rosa” è invece un disturbatore di professione. Clienti che si fanno vivi sempre alla stessa ora per chiedere cose scontate, colleghi e collaboratori che puntualmente si affacciano in ufficio. Una serie di disturbi da pochi minuti che alla fine ci fanno perdere la concentrazione e tempo che non si recupera.