La nuova dimensione della competizione globale passa attraverso la capacità di fare marketing del proprio territorio. Più si guarda al mondo più bisogna fare affidamento su noi stessi, il nostro territorio, la nostra forza culturale. In questo senso la prima responsabilità delle amministrazioni pubbliche non è l’invenzione di attività ludiche quanto la capacità di mettere a punto il funzionamento burocratico sia per quanto riguarda la qualità sia sul fattore tempestività. E’ sulla velocità con cui si risolvono i problemi piccoli e grandi che si muove la competitività di tutte le organizzazioni (la qualità viene data per scontata). In una ricerca di qualche anno fa nel cuneese, sul perché tanti imprenditori investivano nella vicina Francia pur ricevendo meno o a pari incentivi economici, la risposta strepitosa fu che la vicina regione francese veniva preferita per due ragioni: la rapidità e la certezza dei tempi della risposta burocratica e la chiarezza delle procedure. Per essere coerenti e poter parlare seriamente di marketing territoriale dunque le amministrazioni pubbliche devono fare prima di tutto pulizia organizzativa in casa propria.
La prima azione da fare è all’interno e riguarda il coinvolgimento del personale amministrativo su un progetto alto, sulla consapevolezza che da loro, più che da altri, dipende il futuro della città. La storia dello scalpellino vale anche qui. C’è chi vede con noia e fastidio la pietra che scalpella ogni giorno, c’è chi pensa alla stessa pietra come parte di una cattedrale da costruire.