Ci sono cinque malattie che insidiano il turista. La più nota è la “sindrome di Stendhal” vale a dire quel malessere, la forte emozione, il senso di vertigine che arriva a provare il viaggiatore di fronte alla straordinarietà di un luogo d’arte, come via Garibaldi a Genova ad esempio. La seconda è il suo contrario, si definisce “malattia dello zoo”, ed è il netto distacco tra il visitatore e la realtà che lo circonda: il turismo mordi e fuggi, il giro della città in un’ora in pullman, il passaggio sulla laguna di Venezia con le navi crociera. Va meglio se il turista resta infettato dal virus di “Hesse”, cioè gli viene l’irresistibile bisogno di esplorare e vivere la città. Il suo opposto è la sindrome dello “zoo rovesciato” che può venire in vacanze completamente organizzate che tengono poco conto del contesto locale, un villaggio vacanze o una crociera ad esempio. Se ci prende quella malattia, gli animali siamo noi. Infine l’ultima patologia, quella cosiddetta di “Trude” (nome preso dalle “Città Invisibili” di Italo Calvino) in cui il visitatore frequenta luoghi – ma c’è chi li definisce non luoghi – standardizzati e omogeneizzati, mercificati, praticamente uguali in ogni parte del mondo come grandi centri commerciali, outlet, spazi organizzati per il tempo libero.