Dopo il rapimento e l’assassinio di Milena Sutter nel 1971 e l’arresto del serial killer Donato Bilancia nel 98, l’omicidio con la freccia di Javier Miranda Romero, avvenuto nel centro storico nella notte tra l’1 e il 2 novembre, è il terzo in oltre 50 anni a portare Genova ai vertici della cronaca nera italiana.
In pochi giorni, dalle prime ore del delitto ad oggi, oltre 2700 sono stati i servizi radio/TV, gli articoli, le web news e i messaggi social che ne hanno parlato (di questi la provenienza Genovese e ligure è intorno al 10%). Il contesto in cui è avvenuto, l’inusuale arma del delitto e i dettagli a volte morbosi della violenza hanno generato forti emozioni che hanno coinvolto tutta l’Italia, arrivando agli eccessi della criminalizzazione della intera città e del suo Centro Storico: “Sono stato tre volte nei caruggi di Genova e non ci torno più, in certi orari non si respirano climi molto belli” (Massimo Giletti). La testimonianza della forte partecipazione emotiva è data anche dalla prevalenza delle fonti social (stimate in oltre il 40%).
La freccia di Evaristo Scalco oltre alla povera vittima ha colpito il vaso di Pandora del Centro Storico: contenuti o commenti sul razzismo in oltre 300 clip (le unità di comunicazione), il malessere il disagio la povertà in 260 articoli e messaggi e infine la droga lo spaccio la pericolosità in altre 160 descrizioni (dati Monitoring Emotion). Rispetto agli altri due casi storici di cronaca nera questa deriva è quella che colpisce di più perché descrive una immagine deviata della città vecchia, quella che ancora non molto tempo fa si poteva dedurre dagli “off limits” dipinti a stampo agli ingressi del centro storico, a beneficio dei marinai della VI Flotta e non solo.
Anche nel caso del “delitto della freccia”, di fronte agli attacchi alla città che hanno strumentalizzato l’orrendo crimine, l’orgoglio genovese ha reagito in difesa e il mugugno duro (pure genovese) è passato in secondo ordine (“Vergogna! Noi, il centro storico e la città violentati da lui”: la risposta indignata a Giletti).
L’Amministrazione ha tenuto quasi immediatamente a fare il punto sulle attività elencando i progetti in corso e promettendo la resurrezione, ma con un realismo che non si era mai visto che è stato subito apprezzato mediaticamente: “Il Piano Caruggi? Più difficile del rifacimento del Ponte” (Marco Bucci al Secolo XIX).
Questo articolo firmato da Sergio Di Paolo è stato pubblicato su Il Secolo XIX del 14 novembre 2022.