Cosa rende culturalmente omogeneo un gruppo vasto di persone, come gli abitanti di una città, la popolazione di una regione o di un intero paese? Viene spontaneo pensare che un italiano medio sia diverso da un tipico inglese o da un francese o da un tedesco. Moltissime barzellette si alimentano di questi cliché. Insomma, perché si creano gli stereotipi? Perché i liguri sono diversi, che so, dai lombardi o dai siciliani?
Pare che la causa stia nella trasmissione di piccole entità mentali chiamate “memi” (dal greco mimesis che vuol dire imitare o dal francese meme, stesso) che si comportano esattamente come fanno i geni negli organismi biologici. In altre parole il meme rappresenta una porzione della cultura umana che viene duplicata da altri cervelli e trasmessa in modo selettivo, così come accade con il DNA. Ne è nato un nuovo filone di ricerca, la memetica, che fa l’analisi quantitativa della trasmissione culturale. Esempi di memi sono i modi di dire e di fare, alcune idee, melodie, mode e stili di comportamento, che vengono replicati nel tempo con un sufficiente grado di fedeltà.
Divertiamoci con alcuni memi tipici della Liguria, che si trasmettono di generazione in generazione e contribuiscono all’identità dei liguri. Alcuni proverbi ci aiutano a scoprirli. Per esempio alla base del buon senso (ma anche della rinuncia): “Succhiare e soffiare al tempo stesso non si può”, o della riservatezza: “Nella bocca chiusa non entrano mosche”, o nello spirito commerciale tipicamente levantino: “Chi non piange non tetta”.