“C‘era una volta un re che aveva molta fiducia nel suo mago, ma per un motivo o per l’altro cominciò a dubitare dei poteri e delle percezioni del suo consigliere. Così, per metterlo alla prova, lo fece rinchiudere in una comoda cella con una enorme porta chiusa da un chiavistello a combinazione. Il re gli promise che, se fosse riuscito a liberarsi da solo, avrebbe riavuto il posto e la carica.
Il mago esaminò la serratura a scatto e calcolò che c’erano 288.000 combinazioni possibili; calcolò inoltre che, provando una combinazione al minuto e lavorando 8 ore al giorno, sarebbe stato libero al più tardi in 600 giorni.
Preparò uno schema complesso per segnare tutte le combinazioni che provava e si mise al lavoro. Passarono 599 giorni. A mezzogiorno dell’ultimo giorno arrotolò il suo schema e si mise a tavola. Dopo pranzo si rimise al lavoro fischiettando allegramente, la prigionia stava per finire. Alle 16.59 gli era rimasta solo l’ultima combinazione da provare e sorridendo tranquillo la provò.
Niente! La bocca gli si spalancò per la sorpresa. Picchiò sul chiavistello, ma questo non si mosse. Preso dalla disperazione si abbatté contro la pesante porta che, lentamente, si aprì. Fu allora che si rese conto che, per ordine del re, la porta non era mai stata chiusa”.
Mentre rileggevo questo testo (si tratta di un esercizio proposto in un vecchio corso di giornalismo: “Che titolo daresti a questa storia?”), ho pensato che spesso anche la nostra magia – il pensiero libero, il coraggio sociale e imprenditoriale, i valori alti di civismo e servizio – sia stata imprigionata tempo fa da un re burlone. Quello che mi preoccupa veramente è che i 600 giorni sono passati ma ancora non ci abbattiamo contro la porta.